giovedì 31 gennaio 2013

E' cominciato il secolo XXI

Annuario del collegio arcivescovile di Trento 1968/1969, n. 35°, pp. 30-31

"E' cominciato il futuro" si disse quando il primo "sputnik" sfrecciò per la stratosfera e offerse all'uomo la possibilità di scrutare più da vicino gli spazi celesti. Il fatto, se sollecitò le ipotesi più fantasiose, non parve donare all'umanità vantaggi immediati e concreti. Da allora in poi, sono però sorti in varie nazioni istituti che si occupano con serietà scientifica del futuro, non tanto in relazione alla conquista dello spazio, quanto in riguardo ai profondi riflessi che il rapido sviluppo della tecnica avrà sull'esistenza umana. In Francia operano in questo senso due istituzioni, "Prospectives" fondato da Gaston Berger e il progetto "Futuribles" diretto da Bertrand de Jonvenet. In Inghilterra la "Social Science Research" ha creato un apposito comitato per lo studio dello sviluppo economico-sociale e scolastico nei prossimi decenni. Con le stesse finalità la "Ford Fondation" ha costituito in America una organizzazione che si chiama "Resources for the Future" e così pure la "American Academy of Arts et Sciences" ha un gruppo di studio "On the Year 2000". Iniziative similari operano presso diverse università tedesche. 
Quali sono le ragioni di tale interessamento? Gli istituti si propongono di prevedere fin d'ora le conseguenze dell'attuale andamento economico-sociale e di individuare i più significativi e profondi mutamenti che si verificheranno in seno all'umanità. Si ha l'impressione che un ciclone di novità investirà i vari settori della società. Prevedono già, p.e., che la donna di casa, nei paesi di grande sviluppo tecnologico, farà i suoi acquisti in supermercati completamente automatizzati, per "video telephone", sarà coadiuvata nelle faccende domestiche da robots e altre macchine perfezionatissime, e perfino nel suo lavoro educativo, nell'allevamento della prole, potrà in ogni momento mettersi in relazione per mezzo del radiotelefono tascabile con i più qualificati centri di informazione, dai quali riceverà opportune istruzioni per il buon andamento delle attività domestiche e per una valida educazione dei bambini. 
Vogliamo in questo momento limitare le nostre curiosità a quanto si afferma per il settore scolastico. A questo riguardo non è difficile accettare fin d'ora le indicazioni degli studi fatti, che cioè gli alunni delle scuole odierne vivranno la loro vita di adulti in un mondo assai diverso da quello che oggi conosciamo. Economisti, studiosi di scienze demo-grafiche e politiche, educatori affermano d'essere già in possesso di dati sufficienti, ricavati da osservazioni e statistiche scientificamente formulate, per cui è scontato che nel grandioso fenomeno di mobilità sociale in atto profondi mutamenti condizioneranno nel secolo XXI tutta l'esistenza umana, dalla fanciullezza alla tarda vecchiaia. 
La vera scuola, intesa nella eccezione nostra, comincerà solo a livello dell'attuale scuola media superiore. Gli edifici scolastici avranno generalmente forma rotonda o esagonale - ottagonale, e con poche pareti fisse. Le aule scompariranno, sostituite da laboratori di lavoro e di ricerca, da biblioteche decentrate e specializzate, da numerose sale di lettura. Un vasto servizio di apparecchiature televisive e di impianti elettronici saranno a disposizione dell'insegnante, che da un punto centrale dell'edificio sarà in grado di dirigere il lavoro di diversi gruppi di alunni. 
La scuola ci sarà quindi anche nel secolo XXI, ma non sarà più quella che agli alunni della stessa età insegna le stesse cose con le stesse parole. Nemmeno l'orario sarà regolato dal suono dittatoriale del campanello. Nella nuova scuola Pierino e Giovannino avranno un loro proprio posto, secondo i propri interessi e le personali inclinazioni; non saranno loro ad adattarsi alla scuola, bensì questa sarà fatta su loro misura, come un vestito. E di conseguenza, anche gli insegnanti saranno facilitati nel compito di guidare gli alunni dalla più sorprendente ricchezza di sussidi didattici e da un intenso e proficuo lavoro di collaborazione di gruppo, che attingerà ricchezza ed esperienza dalla esperienza e dall'iniziativa di tutto il mondo scolastico nazionale e internazionale, soprattutto internazionale, perché la « modernità » del secolo XXI avrà dimensioni mondiali e planetarie. 
Un fenomeno che nei prossimi decenni avrà uno straordinario sviluppo e profonda incidenza nella vita sarà quello del tempo libero. Fin d'ora gli educatori in seno alle commissioni se ne preoccupano per individuare soluzioni valide. E' certo che nei paesi sviluppati la medicina e la chirurgia aumenteranno la salute dei cittadini e prolungheranno la longevità della famiglia. Si ritiene che l'età potrà raggiungere e superare il secolo e che, per il perfezionarsi dell'automazione, l'orario di lavoro potrà ridursi fino a 12 ore settimanali, aumentando quindi, quasi fino all'inverosimile, lo spazio del tempo libero. Finora non si danno risposte soddisfacenti agli interrogativi del tempo libero. Spesso è la noia o la frenetica ricerca di un diversivo che il più delle volte non è un vero divertimento, l'evasiva risposta ad un'ora o ad una giornata di quiete. Questo del tempo libero è già un problema per noi della seconda metà del secolo XX: lo sarà ancora più all'inizio del secolo XXI. Forse il fatto che i mezzi di comunicazione faciliteranno sempre più il passaggio da una zona all'altra e da un continente all'altro, potrà favorire maggiormente e rapidamente più generose offerte di aiuto e di lavoro ai paesi in via di sviluppo. Chi vivrà, vedrà! 
Concludendo questo nostro breve discorso su un futuro ormai prossimo, almeno in alcuni suoi aspetti, ci pare di dover sottolineare un pensiero per chi opera nel settore scolastico: che la società di domani sarà in parte quella che la scuola prepara oggi. La scuola non può non avere una funzione profetica nella società. Il secolo XXI non è poi tanto lontano. E' quindi da considerarsi utile e forse assai indispensabile per il buon esito dell'opera educativa tra i giovanissimi, che genitori ed educatori guardino più frequentemente e più attentamente all'avvenire. Il futuro non è più un libro ermeticamente chiuso, come poteva apparire nel passato, quando la preoccupazione della scuola era l'istruzione dell'alunno "hic ct nunc" nell'ambito di una tradizione tipicamente locale e nazionale. Già i primi risultati raggiunti dal lavoro di queste commissioni che cercano fin d'ora di individuare il volto del secolo XXI, possono fornire utili spunti di riflessione e qualche iniziativa. Non poche pagine del futuro sono aperte. Auguriamoci che soprattutto i responsabili dell'educazione e della scuola le sappiano leggere con attenzione e saggezza. 
IL DIRETTORE

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