martedì 12 febbraio 2013

6. La posizione del Romagnosi


Un illustre contemporaneo del Vescovo, Gian Domenico Romagnosi (1761- 1835), penalista di fama europea, pensatore libero e politico assai critico verso le monarchie assolute, pubblicò a Trento in quegli stessi anni due volumetti per dimostrare quanto fossero aleatorie le parole della Rivoluzione. 
Gian Domenico Romagnosi
Nel primo: «Cosa è eguaglianza», del 1792, scrive, a pagina 14: «E' dunque chiaro che l'eguaglianza di beni e di condizioni è una chimera del pari ingiusta che nociva. Il tentare di introdurla colle istituzioni umane sarebbe un tentare l'apprensione e la degradazione della specie umana». 
Nel secondo: «Cosa è la libertà?», del 1793, a pagina 5, dichiara: «La vera sociale libertà, contraria del pari alle angustie dell'apprensione e alla sfrenatezza dell'indipendenza, consiste unicamente nella facoltà di esercitare senza ostacoli tutti quegli atti che possono farci felici, senza l'altrui ingiusto nocumento e che perciò essa si ottiene praticando soltanto la giustizia e le virtù sociali». 
E' la tesi del Vescovo di Trento, che non parlò, quindi, da retrogrado e da oscurantista ma, unicamente, preoccupato del bene spirituale e materiale del suo popolo. Succederà ancora, anche ai nostri tempi, che il Magistero di Vescovi e di Papi, sempre ricco di umanità, non venga capito o sia ignorato o respinto dai responsabili del potere, con conseguenze infauste e, a volte, tragiche per la società. 
Sui costi della Rivoluzione francese traccia un bilancio lo storico René Jedillot in un documentatissimo studio di 300 pagine: «Le coat de la Revolution francaise» (1987): «Due milioni di morti per la Francia, su ventisette milioni di abitanti, la perdita dell'egemonia in Europa, la flotta completamente distrutta, l'economia in piena bancarotta». 
Le nazioni europee, investite dagli eserciti del Direttorio partigiano e di Napoleone, pare non abbiano trovato né tempi, né modi per presentare il conto relativo: hanno dapprima subito con grave sgomento il giogo dell'invasore e se ne sono poi liberate con anni di crescente lotta. Anche il piccolo Trentino pagò un pesante contributo di sangue e di dolore: ebbe centinaia di morti nel periodo delle invasioni francesi e un migliaio di caduti nelle imposte leve per le campagne di Spagna e di Russia; subì, inoltre, un cumulo inenarrabile di sofferenze per il frequente passaggio di eserciti, ora vittoriosi ora sconfitti, obbligati a saccheggi o a feroci requisizioni. (Continua)

Nessun commento:

Posta un commento